“Fiorello è quello zio che ai compleanni si ubriaca e fa sempre il simpatico ma poi dopo 20 minuti lo trovi sulla poltrona che dorme” dicono i The Jackal, ed effettivamente è un inizio scoppiettante con la telefonata a sua eminenza televisiva Maria De Filippi, quello di Fiorello, vero mattatore della serata che poi ad un certo punto scompare.
Via alla gara delle nuove proposte che purtroppo ha visto eliminata la canzone sull’Ilva di Taranto “Il gigante d’acciaio” cantata dalle grintose Lula e Gabriella Martinelli.
Un sentito momento dedicato al ricordo di Fabrizio Frizzi, nel giorno del suo compleanno, ha poi dato il via ad una serata che ha messo a dura prova la pazienza di tutti.
Parliamo quindi del vero, unico e gigantesco problema di questo Festival: la lunghezza. Non è concepibile che la gara dei big inizi dopo le 22, e che ci si debba sorbire tre ospiti tra una canzone e l’altra. Senza tenere conto di stacchi pubblicitari, spot della regione Liguria, palchi esterni e tempi tecnici dei musicisti.
E ovviamente le lamentele del pubblico, ma anche di tanti personaggi dello spettacolo che commentano sul web come Enzo Miccio che in un tweet ha scritto: “Sono le 22 e non ha ancora cantato nessuno… a me è arrivato l’abbiocco e non vorrei accasciarmi sulla poltrona dell’Ariston” non sono tardate ad arrivare, per questo gigantesco show musicale con contorno di gara.
Un Piero Pelù animale da palco, che alita in faccia agli spettatori e fa quello che gli pare, cede il posto alla tanto (sui social) agognata esibizione di Elettra Lamborghini, che in verità ha lasciato un po’ di insoddisfazione: c’è il tormentone estivo, c’è il costume esagerato, c’è un accenno di twerk, ma l’emozione non l’ha fatta osare. Se volete essere trash, siatelo fino in fondo e non con queste mezze misure.
Tosca è una vera diva, con la sua eleganza anni ’30 e quella tecnica canora una spanna sopra a tutti, risulta però troppo pesante per l’orario in cui è proposta.
I beniamini di internet, i Pinguini Tattici Nucleari ci ricordano perchè amiamo l’indie: allegria, ingegno e citazioni alla cultura pop.
E poi gag improvvisate con il campione di tennis Djokovic, Tiziano Ferro che spasima per Massimo Ranieri, i crampi di Sabrina Salerno che riesce a tenere il palco senza dimostrare la minima ansia, la quota nostalgia con quello che sembra il concerto integrale (e in playback) dei Ricchi e Poveri (mentre su internet si teme un lancio di dentiere e gambaletti sul palco), il ritorno di Zucchero Fornaciari e l’anniversario di Gigi D’Alessio.
E intanto dai social si alza un’unica domanda: “Tutto molto bello, ma la gara?”
Sì, perchè tra esibizioni grintose come quella di Levante, o delicate come quella di Nigiotti, passa davvero troppo tempo. Sembra di guardare “I migliori anni”, o altri programmi televisivi contenitori per esibizioni canore, di certo non la gara di Sanremo.
Vanno bene gli ospiti, ma ad un certo punto bisogna avere delle priorità. Ed è la mancanza di coesione e di uno schema preciso, che fa andare tutto lo spettacolo per inerzia, senza una logica.
Relegare un discorso serissimo sul giornalismo e la libertà di stampa, all’1.15, sembra una vera mancanza di rispetto per la bravissima giornalista Emma D’Aquino e per chi guarda.
Così come il discorso sulla maternità dell’altra giornalista presente, Laura Chimienti, anche lei relegata ad una fascia oraria troppo tarda.
A risvegliarci dalla sonnolenza, ci pensano il rap accattivante e attualissimo di Rancore e del tanto chiacchierato Junior Cally che si presenta senza maschera, e con una canzone davvero poco scomoda. Un rapper che si scaglia genericamente e vagamente contro la politica o la società. “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, insomma.
Francesco Gabbani canta in ritardo mostruoso sulla scaletta originale, ed è già idolo delle folle senza però un vero tormentone.
Paolo Jannacci in veste di cantante non convince del tutto, ma ne apprezziamo l’atmosfera; così come per la canzone della giovane Giordana Anci.
Conclude la gara Michele Zarrillo con la sua voce potente e una canzone accattivante.
Protagonista e vincitore morale della serata, Paolo Palumbo, un 22enne di Nuoro affetto da Sla, che aveva partecipato alle selezioni di Sanremo Giovani con il brano “Io Sono Paolo”.
Amadeus l’ha voluto sul palco, per raccontare la sua storia di malattia e riscatto: un ragazzo di 18 anni con una vita normale, il sogno di fare lo chef e tanta voglia di vivere. Eppure dopo un banale controllo, ha scoperto di avere la sla, e la sua situazione è degenerata velocemente. A cantare la sua storia, Christian Pintus, mentre Paolo assistito dal fratello Rosario, partecipa azionando il sintetizzatore vocale della sua sedia a rotelle. Una storia di malattia, ma anche di tanto coraggio: “La mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso alle avversità. Quando vi dicono che non raggiungerete i vostri sogni, continuate dritti per la vostra strada seguendo il cuore. Fate quanto più potete per aiutare il prossimo. Quando credete di non farcela, ascoltate e riascoltate la mia canzone”.
Una lunghissima (e a tratti tediosa) serata dunque, che ha mandato in fumo la speranza di veder cantare “Boys Boys Boys” a Sabrina Salerno e il premio dei giornalisti che Fiorello aveva richiesto ad inizio puntata, con una deliziosa canzone sui clichès sanremesi.
Questa sera ci aspettano i duetti, e anche un ospite internazionale: il cantante scozzese Lewis Capaldi.
Speriamo di aver bevuto abbastanza caffè.