“Le fake news sono pericolose. Perché dominano l’informazione, trasformandola in disinformazione”: Il grido d’allarme è stato lanciato da Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto, inviata in diverse zone di guerra, con alle spalle anche un sequestro nel 2005 da parte del Jihad islamico, mentre si trovava a Baghdad, in Iraq, per realizzare una serie di reportage giornalistici. Nel corso della sua liberazione rimase ferita, mentre venne ucciso Nicola Calipari, dirigente dei servizi di sicurezza italiani. Una donna controcorrente che ha fatto del coraggio e della sua sete di verità le sue armi vincenti per provare a smascherare luoghi comuni e stereotipi. Nel suo “Manifesto della Verità”, presentato a Lecce nella sede dell’Arci. Un’informazione errata, contaminata, distorta, deliberatamente fuorviante, finisce con il condizionare le scelte dei cittadini e dunque dei futuri elettori. “E’ sempre stato così – ha spiegato Giuliana Sgrena – ma con l’avvento dei social il fenomeno ha assunto proporzioni pericolose”. In ballo c’e il sistema dell’informazione. Ma in ballo c’è soprattutto il sistema democratico. Se – grazie all’abbraccio letale dei social network – prevalgono le menzogne diventa difficile poi smascherarle. “Se si volesse svelare la falsità delle notizie – avverte Giuliana Sgrena – non si potrebbero mai raggiungere tutte le persone che si sono lasciate influenzare dalla fake news. E’ un problema enorme, documentato anche da ricerche scientifiche”. Perché i giornali e le tv non hanno più un peso specifico nell’opinione pubblica. Il loro posto è stato soppiantato da Facebook e da altri social. “Pensate a Twitter – sottolinea Giuliana Sgrena – che con i suoi 140 caratteri ha trasformato la politica in degli slogan”, alla stregua di un qualsiasi spot pubblicitario. Gli utenti dei social divento credibili e meritevoli di attenzione. I giornalisti no. Il mondo si è capovolto. E la democrazia trema.