SUPERSANO – Nel tiro incrociato di accuse e rivendicazioni che in queste ore ha acceso il dibattito innescato dall’imprenditore Donato Fersino, proprietario delle Stanzie di Supersano, che ha rivolto parole pesanti verso il sindaco e il vicesindaco di Supersano – ritenuti rei di aver aderito alla Lega – interviene il senatore Roberto Marti
“Caro Donato”, dice il parlamentare della Lega – parli di carro, ma quello della Lega, per il Mezzogiorno d’Italia, è un treno, un’occasione che la nostra terra, depredata da anni e anni di politiche scellerate messe in campo da uomini che hanno svenduto radici e principi, non può farsi sfuggire. Il leader nazionale della Lega, Matteo Salvini ha dimostrato coraggio e coerenza nell’interesse di una nazione allo sbando. Qui intendiamo portare la stessa serietà nell’affrontare tematiche e problematiche che da troppo tempo affliggono il Sud d’Italia”.
“ Non siamo certo noi quella locomotiva sghemba che portò Renzi allo schianto, salvo poi averci fatto assistere al salto della quaglia che ha rimesso le redini d’Italia in mano al trasformista per eccellenza. Mi sento, caro Donato -, conclude il senatore Marti – di condividere appieno il pensiero del tuo sindaco, Bruno Corrado, quando dice che con la Lega possiamo essere da traino per tutto il centrodestra anche in Puglia e nel Salento, restituendo agli imprenditori come te la dignità che i loro sforzi meriterebbero, con una politica economica di rottura rispetto a schemi oramai desueti e fallimentari messi in campo dal centro sinistra. Per questo ti invito non solo al rispetto delle posizioni altrui, ma anche ad aprire il tuo sguardo verso nuove e più costruttive opportunità”.
Sulla vicenda interviene pure il segretario cittadino di Lecce della Lega Salvini Premier, Riccardo Rodelli, il quale chiede a gran voce: “Dov’era chi ci chiama traditori quando, in questi anni di governo, la xylella ha devastato i nostri raccolti e impoverito centinaia di agricoltori. Chi ci chiama traditori dov’era quando le politiche regionali della sinistra hanno ridotto il numero di ospedali e posti letto. Chi ci chiama traditori dov’era quando la Regione ha sottoscritto contratti per lo smaltimento dei rifiuti eccessivamente elevati, che sono ricaduti nelle tasche dei cittadini pugliesi. Chi ci chiama traditori”, domanda ancora Rodelli, “dov’era quando i precedenti governanti nulla hanno fatto per potenziare i voli aerei da Brindisi verso il resto d’Italia, consegnando il Salento ad un sempre maggiore isolamento. Chi ci chiama traditori dov’era quando i precedenti governi nulla hanno fatto per permettere all’alta velocità di arrivare nel Mezzogiorno. E dov’erano questi paladini del Salento quando i precedenti governi hanno confinato su Brindisi e su Taranto le centrali a carbone col peggior impatto ambientale d’Italia. Dal 2008 ad oggi si è registrato l’abbandono della Puglia da parte di ventimila giovani under trenta, dov’erano questi imprenditori che oggi levano la loro voce a difesa di radici che hanno spinto altrove i nostri giovani. Chi ci chiama traditori dov’era quando il ministro Bellanova ha aperto agli OGM e al CETA, ben sapendo che ciò comporterà l’immissione nelle case italiane del grano trattato col glifosato. E dov’era chi oggi ci chiama traditori quando occorreva tutelare le ricchezze alimentari della nostra terra che, al contrario, sono state svendute per tutelare gli interessi degli Stati esteri e quando i precedenti governi autorizzavano, in nome di un liberismo economico sfrenato, l’importazione di olio tunisino, tanto che la Coldiretti denunciava il crollo del 38% della produzione di olio italiano ed il boom di importazioni dalla Tunisia, con un impressionante + 198%. Ed infine, chi ci chiama traditori dov’era quando i governi precedenti permettevano il traffico di immigrati, che ha prodotto soltanto manodopera a basso costo, privando di tutela i lavoratori italiani e stranieri. Essere traditori del proprio Paese – conclude Rodelli – passa attraverso fatti concreti e azioni di governo che hanno direttamente o indirettamente impoverito il nostro Paese. Del resto, se esiste una questione meridionale, questa non è stata creata da Matteo Salvini, ma è stata permessa da chi oggi usa il meridionalismo in chiave unicamente antileghista, dimostrando di non comprendere che in trent’anni sono cambiati molti scenari e che il nemico di oggi è un mondialismo che mette in reale discussione la sovranità di uno Stato e la libertà di un popolo di autodeterminarsi”.