LECCE – Il concordato preventivo? Un bluff. Meglio puntare su un piano di ristrutturazione per spalmare i debiti con il prefetto di Lecce nelle vesti di garante. Il consigliere comunale Gaetano Messuti indica la strada per salvare la Lupiae Servizi evitando il fallimento della partecipata del Comune di Lecce e il licenziamento dei 270 lavoratori.
La soluzione accarezzata dal sindaco Salvemini non convince affatto la minoranza. “Per attivare la procedura dl concordato preventivo la Lupiae dovrà sborsare subito 450mila euro”, tuona Messuti. A tanto ammontano le competenze del commissario giudiziale (e di altri consulenti) che dovrebbero poi gestire questa fase. C’è di più. Il concordato – secondo Messuti – non reggerebbe perché se la Lupiae decidesse di “degradare” il credito dell’erario e della Previdenza sociale che ammonta ad oltre 3 milioni 600mila euro in credito chirografario (unico credito sul quale è possibile agire e trattare per una decurtazione) per un importo di circa il 20 per cento, la sommatoria dei crediti chirografari equivarrebbe a 2 milioni 874mila euro. Ma è sufficiente che le banche si mettano di traverso per bloccare l’intera operazione e decretare così il fallimento della Lupiae. “Piuttosto – spiega Messuti – meglio sarebbe degradare il tfr dei dipendenti comunali da credito privilegiato a credito chirografario per il 100 per cento. Solo così avrebbe senso il concordato preventivo”
Per Messuti, presidente dell’associazione Sentire Civico, una soluzione c’è. E’ la fusione con la Sgm, società mista del Comune di Lecce che al contrario della Lupiae gode di buona salute. Entro il 2020 si dovrà rifare il bando per la scelta del nuovo socio privato. Occasione buona – fa sapere Messuti – per rivedere l’intera questione e aprire a questa strada.