Pippi Mellone, il guastafeste “Non siamo camerieri di nessuno”
I timori (per il centrodestra) si sono rivelati fondati. Pippi Mellone, sindaco di Nardò e leader del movimento Andare Oltre, è stato l’ago della bilancia delle elezioni provinciali. Grazie ai suoi voti per Stefano Minerva la corsa alla poltrona presidenziale di Palazzo dei Celestini è stata una passeggiata. Lo dicono i numeri: 55,83% a fronte di 50.959 voti ponderati per il sindaco di Gallipoli Stefano Minerva, 41,7% (36.374 voti ponderati) per il sindaco di Squinzano Gianni Marra, sostenuto dalla coalizione di centrodestra. Eppure, fino a 48 ore prima della presentazione delle liste, al tavolo del centrodestra sedeva pure Mellone. Poi la rottura. E la scelta di appoggiare il candidato del centrosinistra (5.454 i voti ponderati portati in dote dal sindaco neretino). E ora, dopo il trionfo di Minerva, il via al valzer delle polemiche. Ma lui fa spallucce e attacca il centrodestra. “Siete vetusti, tornatevene a casa!”. Pippi Mellone non si smentisce. Non ha mai amato parlare in politichese. Preferisce andare dritto al cuore della questione. Senza tanti fronzoli. Senza infingimenti. Qualcuno storcerà il naso, ma finora ha avuto ragione lui. E tanto basta.
Sindaco, lei ha mandato un messaggio chiaro agli esponenti politici del centrodestra: “Siete vecchi, è giunto il momento di andare a casa”. Una dichiarazione ad effetto sicuramente. Ma ci dica la verità, l’avrebbe pronunciata anche nel caso in cui avessero accettato la sua candidatura alla presidenza della Provincia di Lecce?
“Guardi, c’’è chi ci ha invitati ad un tavolo di trattativa pensando di trattarci da camerieri ma io ed Andare Oltre non siamo camerieri di nessuno. Gli altri convenuti a quel tavolo hanno pensato di trattarci da comprimari. Hanno sacrificato il sindaco Marra sull’altare del proprio egoismo. Che si aspettavano? Che saremmo andati a raccogliere funghi? Abbiamo scelto dove collocarci. Siamo un movimento libero che sceglie su temi concreti. Andare Oltre non è solo Nardò ma ha gruppi consiliari e amici in tutta la provincia”.
D’accordo, ma da qui a chiedere la rottamazione dell’establishment del centrodestra ce ne passa..
“La verità è che i rappresentanti del centrodestra hanno consapevolmente scelto di perdere. E chi ragiona così è vecchio. Gli attuali vertici del centrodestra devono farsi da parte. Non hanno una visione di futuro”.
Ci faccia qualche esempio..
“Bruciare l’onorabilità politica di figure come Colafati, Stefanelli, Martella, Quarta e lo stesso Gianni Marra solo per impedire che altri possano crescere ed affermarsi sul territorio è un comportamento da mantidi religiose”.
Ma cosa risponde a quanti l’hanno accusata di essere incoerente, passando dal tavolo del centrodestra al sostegno del candidato di centrosinistra?
“Nessuna incoerenza! Siamo un movimento libero. Le nostre radici nella destra sociale, che rivendichiamo con orgoglio e attraverso le nostre politiche sul territorio, non ci impediscono di fare scelte ragionate. Noi abbiamo vinto su tutta la linea. Abbiamo impedito un accordo per il candidato unico. Abbiamo impedito l’affermazione di un candidato pro-tap nel centro sinistra. Abbiamo puntato ad un accordo per il territorio scommettendo su infrastrutture e ambiente”.
Il vero vincitore delle elezioni provinciali è stato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Quanto è aderente alla realtà questa affermazione?
“Più che Emiliano, più che Minerva, più che Mellone ha vinto il territorio. Sono anni che diciamo che sono una classe dirigente antiquata e fallimentare. La politica dimostra che chi innova vince. Ma a volte il rinnovamento nazionale non produce un cambio di mentalità a livello locale. Il punto non era la mia candidatura, che ho ritirato quasi subito in nome dell’unità, ma il rinnovamento. Al tavolo abbiamo proposto Massimo Martella della Lega trovando il veto dei fittiani e Guido Stefanelli trovando l’opposizione di Forza Italia. Ma anche gli altri candidati sono stati ignobilmente bruciati”.
E ora – dopo nove anni e mezzo “targati” centrodestra con la guida di Antonio Gabellone – Palazzo dei Celestini torna in mano al centrosinistra. Ma c’è poco in realtà da esultare. Mancano risorse e mezzi per rilanciare un Ente che rivendica dignità dopo la fallimentare riforma Del Rio.