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Iva, canoni e Bolkenstein: Federbalneari incontra il governo

ROMA – Trentamila aziende in gran parte a gestione familiare, un indotto occupazionale dai numeri impressionanti, un’economia in grado di incidere significativamente sul pil nazionale e – aspetto non meno rilevante – il biglietto da visita più importante dell’identità turistica dell’Italia.

Un mondo che ha voluto incontrare, nei giorni “caldi” della nascita del nuovo Governo, i rappresentanti della parte politica dalla quale si attendono prese di posizione chiare rispetto alla Direttiva Bolkestein che, al 2020, rischia di cancellare decenni di sforzi per rendere le coste italiane simbolo di eccellenza, ricchezza e tutela di un bene prezioso come il demanio marittimo.

Un dibattito su scala nazionale cui non a caso è stato dato il carattere di “Stati generali del turismo”. Nel Refettorio della Camera dei Deputati – lì dove sono conservati e custoditi gli atti parlamentari della storia della Nazione – il presidente di Federbalneari Italia Renato Papagni ha creato un filo diretto tra chi opera e chi è deputato a legiferare. Tra qualche stortura e un impegno faticoso ma portato avanti con passione l’economia del settore ha di certo il merito di aver portato su chilometri di spiagge –  spesso lasciate all’incuria e all’abbandono da Amministrazioni locali con pochi fondi e in parte disattente – decoro e pulizia inizialmente, servizi e offerte innovative negli anni successivi.

Una scommessa vinta, quella dell’imprenditoria balneare che pure si è mossa per decenni tra una burocrazia non sempre efficiente, una legislazione poco chiara e la duplice responsabilità di essere fiduciari dello Stato e di garantire servizi innovativi e di qualità a turisti sempre più esigenti e consapevoli.

Un mondo sul quale oggi pende la spada di Damocle della Direttiva Bolkestein che applicata nella sua interezza in Italia significherebbe di fatto mettere in evidenza pubblica ottomila chilometri di spiagge su gran parte dei quali migliaia di uomini e donne hanno investito un progetto di vita, energie, idee, fatica e tanti, tantissime risorse economiche. E che attendono pertanto risposte chiare, certe e definite su quello che sarà il proprio destino nel post 2020.

Nel Refettorio di via del Seminario, il presidente Papagni ha sottolineato la necessità di un “segnale a breve termine, di un provvedimento quadro da inserire nella Legge Finanziaria che contenga regole definite e chiare, un periodo transitorio post 2020 e criteri per definire titoli concessori sulla base della qualità e degli investimenti, sulla base dei valori commerciali delle aziende”.

Non si tratta quindi di mantenere l’esistente per la tutela degli interesse di pochi. Tutt’altro: si tratta di riconoscere il lavoro e la straordinaria difesa del demanio marittimo che caratterizza lo Stivale da parte di chi, con proprie forze, ne ha fatto un solido baluardo d’orgoglio nazionale e un poderoso volano per l’economia dell’intero territorio.

Dalla Lega, a Fratelli d’Italia, al Partito Democratico, i riscontri avuti rispetto alle problematiche e alle legittime aspettative degli operatori del settore fanno ben sperare: se Maurizio Gasparri (Forza Italia) ha sottolineato come si possa puntare ad applicare la Bolkestein solo per le nuove concessioni, a fronte di quattromila chilometri di costa ancora completamente liberi, Marco Marsilio (Fratelli d’Italia) ha parlato di un periodo transitorio lungo anche più di settant’anni perché “i cittadini hanno il diritto di andare sulle spiagge e trovare servizi adeguati all’offerta turistica del resto del mondo”. E se Angelo Tripodi (Lega) ha annunciato l’inserimento dell’erosione costiera nei fondi stanziati nella XII Commissione, e ha rilanciato sulla necessità di un’Iva al 4% per essere competitivi sul fronte del turismo, Luciano D’Alfonso (Pd) ha ricordato come “il valore del legittimo affidamento sia grande parte della resilienza del nostro ordinamento”.

A far ben sperare gli associati di Federbalneari, la consapevolezza da parte del mondo legislativo  che nell’imprenditoria balneare si aggirano occasioni di lavoro che registrano le novecentomila unità e che esiste una differenza sostanziale tra ciò che riviene dall’esistente – in termini di tempo, energie, investimenti, progetti di vita – e tutto il nuovo che arriverà con l’applicazione della Bolkestein. Una differenza dalla quale non si può prescindere: da qui è emersa dunque la necessità di un doppio binario di trattazione legislativa.

Del resto, come ha detto il vicepresidente nazionale di Federbalneari e presidente della sede salentina dell’Associazione Mauro Della Valle, gli stabilimenti balneari sono l’identità della nostra terra, come la Ferrari o il Parmigiano: “permetteremmo mai a qualcuno di impossessarsi di questi due marchi di cui andiamo così fieri? E l’Italia, in questo, non farebbe altro che seguire la scia di altri Paesi dell’Unione Europea, che già hanno stabilito periodi transitori fino a cinquanta’anni per difendere le proprie coste. Ma, anche volendo cambiare prospettiva, in tema di identità, pensate davvero che la Francia metterebbe mai ad evidenza pubblica a partecipazione europea la coltivazione delle sue ostriche?” Resta, per autotutelarsi, l’esigenza di affidarsi a professionisti – dall’ufficio legale al team di tecnici – specializzati nella materia, che è tanto complessa quanto ostica persino per molti dirigenti degli stessi uffici degli enti locali.