LECCE – L’appello lanciato dal Forum delle giornaliste del Mediterraneo #VeritàperDaphne è stato ribadito nella seconda giornata di lavori svoltasi a Lecce, alla quale ha partecipato il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Beppe Giulietti, che ha raccolto l’impegno assunto dalle giornaliste di Giulia e ha ribadito la necessità di mantenere accesi i riflettori nei luoghi in cui si sono perpetrate minacce, aggressioni e omicidi.
“Occorre passare dalla descrizione all’azione – ha detto Giulietti – che tutte le persone impegnate a fare inchieste proseguano il lavoro avviato da Daphne”. Nel sottolinearlo ha richiamato la necessità di agire come Fnsi e di coinvolgere la European Federation of Journalist: “Dobbiamo andare nei posti, perché se un giornalista è in prigione in Turchia la sua voce è morta se non pensiamo noi a mantenerla viva e rilanciarla”. E’ il concetto di “scorta mediatica”, quella che “forse non serve a risolvere i problemi”, ma quantomeno “serve a dare forza a tutti quelli che svolgono il lavoro di cronista, come Daphne Caruana Galizia, o che sono semplicemente curiosi, come Giulio Regeni”.
Anche nella seconda giornata Petra Caruana Dingli e Caroline Muscat hanno raccontato di Daphne e delle sue inchieste e invitato a non far calare il silenzio.
Laura Cappon ha ripercorso l’inestricabile labirinto di indagini o pseudoindagini avviate sul caso Regeni. Anche in questo caso il rischio è di essere lasciati soli, i pochi come lei ancora impegnati nella ricerca della verità e che, assicura, “non ci arrenderemo”.
Per la seconda volta il Forum è tornato sulla difficile situazione in Turchia, dove ogni giorno vengono arrestati giornalisti e le testate indipendenti sono decapitate dagli arresti dei giornalisti. Questa volta è stata Nurcan Baysal, giornalista turca curda, a raccontare quanto sia difficile scrivere la verità in questo paese. “Chiunque racconti dei crimini perpetrati viene censurato, perseguito, rinchiuso in prigione – ha detto Nurcan – chiunque sia dalla parte della verità viene accusato di essere un terrorista, di fare propaganda terroristica. Terrorismo, soprattutto dopo il tentativo di colpo di stato del luglio 2016 è la parola più diffusa per far tacere le opposizioni, la stampa, gli attivisti, gli scrittori”.
La pressphobia parte proprio dalle parole, dalle accuse, dalla denigrazione per poi salire alle minacce e alla repressione. Ma dalle parole, dai riflettori puntati da parte di chi continua a raccontare con il supporto di organizzazioni e cittadini, può nascere la forza per provare a costruire vere democrazie.
Il Forum è organizzato da Giulia giornaliste su un’idea di Marilù Mastrogiovanni grazie al contributo di: Corecom della Regione Puglia, Consigliera di parità della Regione Puglia, FNSI (Federazione nazionale stampa italiana), USIGRai (sindacato giornalisti Rai), Idea Dinamica coop di giornalisti e con il Patrocinio della presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, Accademia della Crusca, Articolo 21, Ossigeno per l’Informazione, Università degli Studi di Bari, Archivio di Genere presso Uniba, Università del Salento, LIM (Laboratorio Interdisciplinare del Mediterraneo), Centro Studi Osservatorio Donna presso UniSalento, Associazione Una buona storia per Lecce, Comune di Lecce, CREIS (centro di ricerca europeo per l’innovazione sostenibile) .