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‘Nessuno come noi’: Bianchini e gli anni 80

Entra con passo sicuro e deciso nell’atrio della scuola come se conoscesse già l’edificio, si avvicina alla sua postazione come se sapesse già dove deve sedersi, dopo due secondi è già li a scherzare con i ragazzi che lo attendono per sentirlo parlare del suo ultimo libro ‘Nessuno come noi’, edito da Mondadori e già in vetta alle classifiche a un mese dall’uscita. Luca Bianchini è un fiume in piena, entusiasmo e carisma allo stato puro, sembra non veda l’ora di parlare con quei ragazzi che un po’ ricordano i protagonisti del suo libro, adolescenti che, seppur in epoche diverse, condividono gli stessi sogni, provano gli stessi sentimenti e gli stessi timori di una delle fasi più belle e allo stesso tempo più complicate della vita. Mentre la professoressa Maria Antonietta Todisco, dirigente scolastica dell’Istituto Tecnico Commerciale ‘Giovanni Calò’ di Francavilla Fontana (Br) che lo ha ospitato giovedì 2 marzo scorso, lo introduce, lo scrittore si toglie la maglia scura per sfoggiarne un’altra con su scritto ‘Ie jesche pacce pe te’ . La mostra con orgoglio, è la maglia regalatagli la sera prima dalla libreria ‘Taberna Libraria’ di Latiano, dove ha tenuto l’ennesima presentazione organizzata da Paolo Legrottaglie, e che ha aderito all’iniziativa contro la lotta ai tumori nella città di Taranto acquistando due maglie di questo genere dalla cui vendita verranno raccolti fondi utili per il reparto oncologico dell’ospedale tarantino. Una di queste è stata donata allo scrittore piemontese con l’auspicio che la indossi nel suo tour letterario, sensibilizzando così il suo pubblico verso questa problematica, un invito che Bianchini ha colto subito.
Appena ha il microfono in mano, lo scrittore parte con il suo soliloquio caratterizzato da un simpatico accento piemontese, con battute ironiche ben riuscite alternate al racconto del suo romanzo. Ha trovato la chiave giusta per tenere viva l’attenzione degli studenti e far capire loro il senso del suo libro. Un romanzo con al centro le storie di tre ragazzi allievi del Liceo ‘Maiorana’ di Torino, lo stesso in cui si è maturato l’autore, alle prese con innamoramenti non corrisposti, le giornate a scuola, amicizie vecchie e nuove e le inquietudini tipiche adolescenziali. Vince, Cate e Spagna, ai quali si aggiunge Romeo, sono simbolo di una generazione cresciuta nella società degli anni ’80, dove tutto era caratterizzato da una marca tipo ‘Invicta’ o ‘El Charro’, si scrivevano ancora i diari segreti e si doveva decidere se appartenere ai ‘paninari’ o ai ‘punk’.

L’intervista

Chiediamo a Bianchini di descrivere il suo libro con due parole.

‘Fresco e vero’, ci risponde con convinzione.

Cosa abbiamo da recuperare dagli anni ’80 che oggi abbiamo perso?

Il valore dell’attesa. Oggi non sappiamo più aspettare, non sappiamo più guardare l’orizzonte per vedere se arriva l’autobus perché guardiamo il telefono, non sappiamo più chiedere ai passanti un’indicazione per un ristorante dove si mangia bene, o dov’è la piazza, perché vogliamo arrivarci da soli. Questo di certo, e anche rispondere a una chiamata da un numero sconosciuto con gioia, ormai rispondiamo sempre con un tono molto drammatico, mentre prima, quando suonava il telefono fisso, correvamo tutti… a parte il padre, gli altri della famiglia correvano a rispondere!

Hai scritto questo libro prendendo spunto da un diario, il tuo e quello della tua compagna di banco che è ancora tua amica. I diari segreti, sui quali si scriveva e si attaccava davvero di tutto, sembrano spariti, possiamo dire che oggi sia Facebook il nostro diario?

Sì, certamente sì, infatti lo vediamo ogni giorno quando ti scrivono post con ‘otto anni fa facevo questo o quello’. Sì, è cambiato un po’ il nostro diario, diciamo che prima non lo facevamo leggere a tutti, mentre ormai oggi siamo condizionati da Facebook e quindi non diciamo mai come stiamo veramente, e quando lo facciamo non ci conviene farlo perché ti scrivono: ‘Quelli tristi … Ah, che gente quelli così!’ Alla fine sembri sempre un po’ sfigato.

È un po’ autobiografico questo libro…

Molto! Davvero molto! C’e davvero molto di me! Il mio quartiere, la mia città, il mio liceo dove i ricchi di collina si contrapponevano agli studenti bravi ma di periferia. Nonostante questo, non è stato molto facile trasportare nel romanzo alcuni elementi autobiografici, ma alla fine ce l’ho fatta e credo ne sia uscito un bel lavoro.’

L’adolescenza di Luca Bianchini, quindi, come è stata?

Bella! È stata bella in quel momento, anche se, ripercorrendola oggi ho capito che soffrivo più di quanto io pensassi…

Quale messaggio vuoi inviare con il tuo libro agli adolescenti di oggi?

Beh, io non mando messaggi, però quello che vorrei dire loro è che li invidio molto e di godersela perché è un momento bello, quindi …. fotteteneve dei brufoli!

Sorride Luca, nel rispondere, sfoggiando un sorriso smagliante e contagioso, dovuto anche ad un successo ottenuto grazie al suo saper raccontare con stile leggero e allo stesso tempo accattivante le situazioni della vita di ogni giorno, le paure, le preoccupazioni, i momenti più importanti di crescita e, soprattutto, gioie e sofferenza dell’amore. Una capacità che lo ha portato a vendere milioni di copie dei suoi libri, tra cui non si può non ricordare il best seller ‘Io che amo solo te’, trasportato al cinema, dal quale nasce il seguito ‘La cena di Natale’, ambientato in una splendida Polignano a Mare, una delle città pugliesi più caratteristiche. Dalle prime vendite pare già che ci siano i presupposti per vedere sul grande schermo anche Vince, Cate e i loro amici, intanto assaporiamo le pagine di questo romanzo che, molto probabilmente, farà rivivere a molti lettori la spensieratezza di un’epoca in cui forse i rapporti umani erano più diretti e autentici, provocando in loro magari un po’ di nostalgia nel ricordare le chiamate fatte con un gettone telefonico, le musicassette ascoltate nel mangianastri e quei diari dove si scriveva la parte più bella di ognuno di noi, quella più intima e vera.

Giovanna Ciracì