Il sistema giustizia supera l’esame in viale De Pietro a Lecce. Il 2016 si è chiuso in maniera positiva per la Corte d’Appello salentina. Lo ha detto a chiare lettere il Presidente vicario Vincenzo Scardia in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, evento seguito in diretta da www.Salentolive24.com: “La giustizia funziona e gode di un soddisfacente stato di salute”. Un’affermazione che non riesce tuttavia a cancellare d’un colpo le criticità e le polemiche che si trascina dietro di sé il pianeta-giustizia, impantanato tra carenze di organico, grovigli legislativi e rivendicazioni di natura pseudo sindacale.
Nel consueto appuntamento annuale che si consuma all’interno dell’aula magna della Corte d’Appello di Lecce, occasione buona per tracciare un bilancio dell’attività giudiziaria del 2016, si assiste ai soliti rituali scanditi dalle relazioni e dagli interventi dei vari operatori della giustizia.
Ad aprire i lavori Vincenzo Scardia il quale ha ricordato con affetto Marcello Dell’Anna, presidente uscente della Corte d’Appello, da pochi giorni in pensione, e il Procuratore Capo Cataldo Motta, alfiere dell’antimafia. Due modelli di legalità che hanno lasciato un’eredità pesantissima. Quindi il semaforo verde della giustizia nel distretto di Lecce seppur “siamo ben lontani da una situazione ottimale, ma ciò non toglie che, pur a fronte di innegabili disfunzioni e di tempi processuali ancora troppo dilatati, il corpo giudiziario salentino, nel decorso anno, sia stato in grado di assicurare alla collettività una risposta di giustizia effettiva e di qualità”. Risultati, peraltro, che assumono un valore maggiormente rilevante per via della costante carenza di organico del personale cui sono costretti a fare i conti tutti gli addetti ai lavori del sistema giudiziario. Per non parlare degli ostacoli oggettivi legati a quello che Scardia definisce “l’elefantiaco corpo normativo vigente”; asperità quotidiane e, per certi versi, inaccettabili.
Ma è soprattutto la presidente dell’Ordine degli Avvocati della Provincia di Lecce,
, ad alzare i decibel dell’aula magna con un intervento accorato e incisivo. “E’ nostro desiderio uscire fuori dalle logiche dell’autoreferenzialità che non ci appartengono e che tanto danno hanno fatto e continuano a fare in molte Amministrazioni, ma di collaborare e di cooperare per rendere più semplice e proficuo l’accesso del cittadino alla giustizia”. Confronto e non scontro, dunque, per far marciare nella stessa direzione tutte le componenti della giustizia: “I problemi non risolvono con il potere ma con la cooperazione e il coordinamento”. Non è mancato un accenno alla grave carenza delle strutture destinate ai Palazzi di Giustizia. Nel mirino è finito il Governo nazionale, incapace di sostenere l’azione delle Amministrazioni locali. Di questo passo la Cittadella della Giustizia rischia di diventare una chimera.
I problemi sul tappeto restano quelli ben noti a tutti. Come la lunghezza dei processi che di recente hanno portato alla scadenza dei termini di custodia cautelare. Di qui il richiamo del Procuratore generale Antonio Maruccia: ”Il tempo delle indagini è anche il tempo della sofferenza delle persone coinvolte e delle loro famiglie. Conosco la difficoltà e la complessità delle indagini, la pervicacia della criminalità, la sua capacità di nascondersi, di occultare e rendere difficili gli accertamenti, le carenze degli organici e l’inadeguatezza delle risorse, conosco la farraginosità del procedimento e conosco la vostra abnegazione. Ma dobbiamo fare di più, possiamo fare di più come singoli e come uffici requirenti”. Un invito da estendere a tutti gli operatori del sistema per garantire al cittadino una giustizia più giusta.
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